PRIMA LEZIONE 
Perché la privazione di libertà?


L’essenza penale della prigione è la privazione della libertà. Per comprendere bene
questa particolare tipologia di pena, che negli ultimi secoli si è imposta come la forma
essenziale della sanzione penale, è utile svolgere una riflessione più generale sui principi
del diritto di punire. Oltre ad esaminare aspetti lessicali (vocabolario del delitto e della
pena) e problematiche generali (come definire la pena? a chi “parla” la pena? è necessario
punire?), la lezione intende approfondire le diverse risposte che nel corso della storia del
pensiero sono state date alla domanda “perché punire?”:
- paradigma della retribuzione penale (dallo ius talionis a Kant)
- paradigma utilitario della prevenzione penale (Bentham, Beccaria)
- filosofie che pensano la pena come un bene per il reo (Platone, Hegel, Simone Weil)
L’analisi delle diverse risposte concettuali alla domanda “perché punire?”, fornirà gli
elementi essenziali per comprendere il successo della privazione di libertà come sanzione
generale: in teoria, la prigione è stata pensata come un luogo di espiazione (forma della
retribuzione), che intimidisce e corregge (forme della prevenzione), che neutralizza il reo
(difesa della società) e lo rieduca (dunque è nell’interesse del reo essere incarcerato per
poter tornare a godere della libertà e del rispetto sociale).


SECONDA LEZIONE
Genealogia e critica della prigione


La lezione sarà articolata in due parti: in primo luogo si esaminerà la questione della
nascita della prigione. Come si è trasformata la maniera di punire i delitti dalle esecuzioni
pubbliche, violente e cruente d’Antico Regime alle forme, in apparenza moderate,
dell’incarcerazione?
Saranno esaminate alcune interpretazioni riguardo alla genealogia della prigione, con
particolare attenzione all’età dei Lumi e alle analisi di Tocqueville e Foucault:
- modello idealista e filantropico degli illuministi riformatori (carcere come esito di un
processo di civilizzazione, dai supplizi corporei a una punizione “spirituale”);
- modello strutturalista (il carcere è figlio di nuove contingenze economiche e
interessi
delle classi al potere);
- modello funzionalista e disciplinare (secondo Michel Foucault, la prigione serve a
ricondurre il reo alla funzionalità, a normalizzarlo attraverso un processo ortopedico).
In un secondo momento verrà esaminato il tema della crisi del penitenziario, attraverso
l’analisi delle due principali critiche che vengono rivolte al modello della privazione della
libertà:
- critica umanista: il carcere è una macchina patogena che degrada la dignità umana, producendo dolore, malattia, autolesionismo e morte;
- critica utilitarista: il carcere è inadatto a difendere la società perché il più delle volte
non previene i delitti e non riabilita il reo, ma crea invece recidiva. Invece di garantire
la sicurezza, è un’istituzione criminogena che alimenta l’insicurezza sociale.


TERZA LEZIONE 
L’obiettivo della lezione sarà quello di introdurre la classe al campo penitenziario,
attraverso la presentazione dell’Osservatorio sulle condizioni di detenzione
dell’Associazione Antigone
e la discussione di alcuni dati quali-quantitativi sul fenomeno in oggetto. Verranno
presentate le caratteristiche principali degli istituti di pena per minori e per adulti, maschili
e femminili. Le lezioni precedenti, a cura del Prof. Delia, fungeranno da base teorica per
una riflessione critica sulle condizioni attuali del carcere in Italia. Nella seconda parte della
lezione si discuterà con la classe in merito alle principali intersezioni che caratterizzano
l’esperienza detentiva, come la tossicodipendenza, la sofferenza psicologia e l’identità
migrante.


QUARTA LEZIONE
La quarte e ultima lezione prevede l’approfondimento di un tema poco esplorato in Italia:
prisoner re-entry process. Attraverso una riflessione sui percorsi di uscita dal sistema
penale e penitenziario, emergeranno questioni centrali come l’accesso alle misure
alternative alla
detenzione, le tipologie di queste ultime e la selettività nell’accesso. Uno spazio finale sarà
dedicato al complesso fenomeno della “recidiva penitenziaria” e alla riflessione sull’essere
e il dover essere della pena in carcere.
Elementi di bibliografia:
Anastasia, S. (2022). Le pene e il carcere (Vol. 17, pp. 1-197). Mondadori Education.
Bisogna aver visto. Il carcere nella riflessione degli antifascisti, a cura di Dario Ippolito e
Patrizio Gonnella, Roma, edizioni dell’asino, 2019 (saggi di Vittorio Foa e Riccardo Bauer)
Gherardo Colombo, Il perdono responsabile, Milano, Ponte alle grazie, 2011, cap. 9-17.
Lorenzon, J. (2020). Dalla matematica della recidiva alla complessità del fine
pena. Autonomie locali e servizi sociali, 43(3), 631-644.
Maculan, A. (2023). Bourdieu in carcere: Appunti per una sociologia del campo
penitenziario. Sociologia del diritto, (1).
Michel Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione (1975), Torino, Einaudi, 2014,
terza parte, capitolo “il panottismo”.
Francesca Vianello, Il carcere. Sociologia del penitenziario, Roma, Carocci, 2012 (cap. 1 e
2).